Tuesday 19 June 2012

Giugno 2012: primo anniversario dell'Associazione per l'Informatica Umanistica e la Cultura Digitale




Pubblico qui sotto estratti di una mia lettera inviata agli amici umanisti digitali italiani prima della riunione plenaria per eleggere gli organi direttivi, nel giugno 2011, dell'Associazione per l'Informatica Umanistica e la Cultura Digitale. L'associazione era stata fondata il 25 marzo 2011 a margine di THATCamp Florence tenutosi all'Istituto Universitario Europeo


Poi si discussero gli articoli del Manifesto per i Digital Humanities siglato a THATcamp Parigi nel settembre 2010, il sabato 26 marzo 2011 tra umanisti digitali italiani e francesi, questi ultimi rappresentati, tra gli altri, da molti membri del LAMOP di Parigi 1, da Marin Dacos e Pierre Mounier di Open Editions, da Frederic Clavert del CVCE, da Philippe Rygiel del Centre d'Histoire Sociale del 19° secolo, e di molti altri colleghi francesi.

L'associazione nazionale italiana nasceva così sin dall'inizio, in un ambito internazionale e con un agenda aperta alla cultura digitale larga come si addisce alla inter-disciplina dei Digital Humanities e non frammentata settorialmente in sotto-discipline o confusa con la sola "informatica umanistica".


Scrisse allora Anna Maria Tammaro, appena eletta presidente


"La neonata Associazione ha subito iniziato a svolgere un ruolo di collaborazione internazionale. Si è infatti partecipato all’ Unconference THATCampFlorence, presso l’Istituto Universitario Europeo dal 23 al 26 marzo 2011. Durante una sessione insieme ai colleghi francesi, il 26 marzo, ci si è accordati sul Manifesto francese delle Digital Humanities come strumento che può raccogliere la comunità di pratica degli studiosi che si riconoscono nell’Informatica Umanistica. [...] Il Manifesto sarà aperto alla discussione ed alla sottoscrizione di studiosi ed istituzioni in Europa, per la sua più ampia condivisione. Un sito dal nome Humanistica segna questa prima tappa europea."


Volevo contribuire ad una definizione non restrittiva del campo della Digital History, dei Digital Humanities -o Umanistica Digitale- e scrissi nel gennaio 2011 al gruppo costitutivo dell'associazione d’informatica umanistica italiana del quale facevo parte che,


"non condividevo l'impostazione che limitasse alla sola informatica applicata alle discipline umanistiche la fondazione dell'associazione almeno che, appunto, l'associazione che Rinascimento Digitale ed Anna Maria Tammaro avessero in mente fosse [stata soltanto] di informatica umanistica e non di cultura digitale che riguarda invece un pubblico più vasto e molte altre professionalità, sempre in ambito umanistico.

Da quando il web è nato, forse mi sbaglio non essendo un cultore della materia, penso che le carte in tavola (quasi mezzo secolo di discussioni sull'uso del computer nelle nostre discipline) sono state rimescolate profondamente. 

Per la storia, l'aveva già fatto Lawrence Stone alla fine degli anni '70 con il suo ex-collega del 1938 alla Sorbonne, Emmanuel Le Roy Ladurie, negando alla scuola delle Annale e alla storia seriale e alla statistica maneggiata dall'informatica di potere riempire "tutta la storia". Anche oggi, a me pare che l'informatica non riempi l'ambito più vasto della cultura digitale umanistica nell'epoca del web anche se ne è uno strumento principe. Le nostre società vengono trasformate dalla cultura digitale profondamente, dalle relazioni sociali all'uso di concetti esistenziali, dall'utilizzo del tempo stesso delle nostre esistenze, dalle attività ludiche allo studio e alla comunicazione di massa, da nuovi messaggi culturali offerti da tradizionali istituzioni culturali (biblioteche, archivi, musei) alle politiche culturali e di conservazione del patrimonio culturale, anche in ambito umanistico, alla creazione artistica, ecc.. Un scienziato della cultura digitale è anche, in Italia, solo per fare un nome, Umberto Eco che poco penso sappia di Informatica, ma molto dell'impatto del digitale, sopportato dall'informatica, sui nostri "mores", pratiche, tecniche e linguaggi comunicativi. Infatti, uno dei problemi maggiori analizzati nell'ambito della storia digitale questi ultimi anni sono i linguaggi ponti per comunicare con il linguaggio dell'"altro", ovvero lo storico del digitale, l'archivista, il bibliotecario, l'operatore dei musei, con l'informatico (umanistico) nel realizzare progetti **culturali** di storia digitale per il medium cannibale, il web.

Sempre che non fosse accettata quest'interpretazione più larga del concetto "digitale" -"culture numérique" ou "humanités numériques" si dice in francese- non si potrebbe allora convocare "tutti" in un'associazione per il digitale con chi, nei vari ambiti professionali umanistici menzionati, s'interessino, riflettino, costruiscano questi linguaggi, queste pratiche e questi oggetti **culturali** nuovi. Se non fosse così, dovremmo invece ritornare alle caratteristiche intrinseche delle nostre singole discipline e fondare un'associazione di storia digitale, un altra di linguistica digitale, di archeologia digitale ecc. ed aspettare le calende greche per federarci..., non vi pare ? 

[...]


Forse oggi, degli "stati generali" dei Digital Humanities in Europa accetterebbero di convogliare verso una definizione larga più legata alla "cultura digitala umanistica" e meno all'uso dello strumento informatico soltanto ?

Monday 18 June 2012

The University of Luxembourg is looking for a professor in Digital History: the first one in a European University ?

I am copying/pasting information from another blog in this post. It's about a Call for Application in Digital History at the University of Luxembourg and the deadline is the 15th of August 2012 so you'd better think about soon !


Benoit Majerus, Associate Professor of Contemporary History at the Luxembourg University announced yesterday in his blog, A Notebook, that his own University was looking for an Associate Professor/Professor in Digital History. Majerus remembers that, Digital Humanities had been present in Luxembourg for some years now thanks to Professor René Leboutte and the CVCE (Centre Virtuel de la connaissance de l'Europe)
 
After the successful DHLU Symposium 2012 and THATCamp Luxembourg/Trier in March this year, the Luxembourg History department argued that it would have been important to remain active in this new research field. Majerus writes "I think that we are the first university on the continent that offers a chair in Digital History".  Here's part of the job description and the call for application is as follow:

Word cloud of the first day of #dhlu by Frédéric Clavert
The Assistant Professor/Professor will be expected to undertake research focused on Digital History from different perspectives notably to act as an intermediary between new technologies and humanities and / or by analysing of the uses made of new digital tools for history (archives, narratives…). He/she should also help to identify and promote good practices in Digital Humanities and contribute to the planned development of digital infrastructures for research.
The Assistant Professor/Professor’s research programme should complement and further develop existing research strengths within the Laboratoire d’Histoire. The successful candidate will have proven research expertise in one or more major areas of Digital History and Modern History (15th – 20th century).
The Assistant Professor/Professor will further have the opportunity to participate in wider interdisciplinary research projects in IPSE, notably in the field of European Studies as well as in Luxembourg Studies.
The Professor’s teaching obligations will be in the Bachelor en Cultures Européennes (BCE) and in the Master in European Contemporary History (MAHEC). Beyond the development of her/his own teaching within the programme, the successful candidate may be asked to assume specific administrative responsibilities in cooperation with the Course Directors of the BCE and the MAHEC. At Master level, he/she will develop the “digital environment” of the programme. At the Bachelor level, he/she will offer lectures and seminars in Modern European history, and will develop the use of new media and technology in the presentation and/or teaching of history. He/she may also be asked to contribute to other cognate programmes e.g. the forthcoming doctoral school.

The profile needed is the following

  • PhD in History for at least 3 years;
  • Publication of books and/or articles in specialised editions and/or high-level reviews; 
  • A solid experience in teaching at University level;
  • Experience in organising research and/or managing study programmes will be regarded as an asset;
  • Good IT knowledge;
  • He/she will have to be able to teach in two of the three following languages and to have (or develop in the first two years in Luxembourg) a passive comprehension of the third: French, English, German 
More information are available here and the contact person is Benoit Majerus himself, 
Tel. +352 46 66 44 9640

Thursday 7 June 2012

Cultura visuale nei media oggi: sulla scomparsa in ottobre 2011 del motociclista Simoncelli e del giurista Cassese

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Il 22 ottobre 2011 se n'è andato anche Antonio Cassese scrivevo in un post alla lista di discussione s-fotografie dopo aver letto i messaggi mandati nella lista che ricordavano il tragico incidente mortale del motociclista romagnolo Marco Simoncelli.
Questa settimana, il 5 giugno 2012, l'Istituto Universitario Europeo ha celebrato la memoria di Nino Cassese -Realizing Utopia: Symposium in Honour of Antonio Cassese- presentando il suo ultimo libro, Realizing Utopia: The Future of International Law. Il mio messaggio alla lista di discussione della Società Italiana per lo Studio della Fotografia, la SISF, mi è tornato in mente. Il ragazzo giovane, così sorridente, scomparso tragicamente era stato ricordato nella lista con queste parole commosse

Il giovane motociclista Marco Simoncelli, (1987-2011)
"Scusate. Qualcuno forse non sa chi era Marco Simoncelli. Era un ragazzo simpaticissimo e un grande campione del motociclismo. La sua morte ci lascia tutti più poveri. L'Italia è terra di motori. Sui motori viaggia un po' della grandezza italiana. I motori fanno parte della nostra arte, del nostro saper fare. Sic col motore ci sapera fare, come pochi. Aspettando altri ragazzi come lui, lo piangiamo. Con tutto il cuore. Ciao, Sic. Continueremo a volerti bene. A pensarti. Domani, salendo sulle Honda come sulle Ducati, girando la chiave di accensione, vedremo il tuo sorriso. Sulle strade andremo più piano, ma in pista, i migliori cercheranno di somigliarti".

Leggendo queste righe, pensai subito, anche Nino Cassese, sapeva fare bene il suo mestiere, da giurista italiano nel mondo, anche lui era sorridente e simpatico, ma mi rendevo conto, non era stata un icona dei media. Ecco cosa scrissi in proposito nell'ottobre 2011 in quella stessa lista s-fotografie dopo aver letto il post precedente:

Antonio Cassese (1996)
Presidente del Tribunale Penale
Internazionale per l'Ex-Jugoslavia






"Per la storia dell'Italia, dell'Europa e del mondo Antonio Cassese fu il primo presidente del Tribunale Penale Internazionale per l'ex Jugoslavia all'Aia (1993-97).
(vedere: http://www.antoniocassese.it/ ).
Inoltre era una persona umanamente squisita, sempre disponibile e sorridente oltre che un fino intellettuale e un eccellente giurista internazionalmente riverito. Personalmente sono profondamente scosso. Non ho pensato però farne partecipi gli amici della lista perché forse, il rapporto di Cassese alla fotografia si limitava alla visione delle prove a carico, immagini di corpi violati e trucidati e delle testimonianze video dei sopravvissuti durante i processi per crimini contro l'umanità. Ma riflettendoci bene, l'avrei potuto fare perché sia Simoncelli che invece è stato ricordato in lista, sia Cassese, erano, in un modo molto diverso, partecipi della cultura visiva delle nostre società.

Ricordare Simoncelli e non Cassese, vedere fiumi di cittadini al funerale di un giovane motociclista, è difatti un segno molto chiaro dei tempi in qui viviamo e del lascito che la cultura dell'effimero televisivo ha prodotto socialmente e ben oltre la penisola. Con questo, non voglio dire che tutti i morti non hanno diritto al rispetto e che la nostra compassione non viene data a familiari ed amici che rimangono. Il mio intervento (delicato) intende invece riflettere sulla cultura dei media visivi oggi,  un altro piano del discorso, quello della scelta della commemorazione e della sottolineatura del pathos collettivo come viene trasmessa pubblicamente dai media. Tanti giovani spericolati e ignoti perdono drammaticamente la vita ogni giorno sulle strade d'Italia con due o quattro ruote e anche persone fondamentali per la communita nazionale ed internazionale come Cassese. Tuttavia, i morti non hanno lo stesso peso sociale e culturale. Ricordarne alcuni e non altri "pubblicamente", segna profondamente le scelti di una società dello spettacolo televisivo oltre che il ruolo dei media che si fanno promotori di quelle scelte. A me personalmente hanno profondamente colpito le due modalità mediatiche molto diverse di ricordare due persone molto diverse.

Anche questa lista è comunicazione e media in questo senso e il mio intervento - e, voglio ripetere a scanso di equivoci, per non essere frainteso e per non dare esito a polemiche che non intendo suscitare qui, non ovviamente "contro" chi si sente scosso per una morte piuttosto che per un'altra -, vuole riflettere, se possibile, su come l'effimero nelle società di oggi, veicolato con immagini icone che sono in questo caso il tremendo incidente in una corsa di motociclette, sia di per sé una questione centrale della -e delle- cultura dell'immagine fissa ed in movimento che permea la nostra quotidianità e suscita alcune nostre emozioni e non altre."